
La mia recensione onesta di GiocAosta è questa.
A Giocaosta c’è tanto, tanto disagio, e non fa neanche lo sforzo di nascondersi: è tra i partecipanti, tra i volontari, tra i passanti, nella maglietta gialla che non capisce quando è il momento di levarsi da in mezzo alle palle fino al sessantenne inoltrato che ti chiede se gli puoi trovare una bella signora sulla cinquantina con cui fare un gioco da tavolo.
Nessuna manifestazione, però (no, neanche Lucca), è bella come GiocAosta, perché in nessuna altra fiera io ho mai trovato tanto di quel sentimento che ha tante sfumature diverse ma poi è la stessa cosa: sacrificio, passione, amore. Per me Giocaosta è stato un fiume in piena che ha trascinato fino a me Mascella, l’interesse per i giochi, e mi ha fatto ricordare che il volontariato fa parte della mia vita da quando ero una bimba, e che ogni giorno di Giocaosta si arriva stanchi a casa, ma con il sollievo di sentirsi il mattoncino di una casa bellissima.
Io penso che chi passa a Giocaosta, perché voleva esserci o perché ci è finito per caso, tutta questa passione la senta. Se non ci credete, venite l’anno prossimo: sarà (di nuovo) un successo.